venerdì 13 aprile 2007

Politica estera all'italiana

Sul caso Mastrogiacomo è stato detto di tutto e di più. Quello che è stato omesso - come al solito - è che in Italia le scelte di politica estera, anche le più critiche, vengono prese in base al tornaconto che si incassa sul piano interno. Basta ricostruire, da semplici osservatori, l'andamento dell'umore politico: se al rapimento di Mastrogiacomo, Adjmal Naqshbandi e Sayed Agha - rispettivamente interprete e autista dell'inviato di Repubblica - tutti mostravano platealmente le proprie apprensioni, subito dopo la sua liberazione si scatenava un polverone di accuse e contro-accuse, degenerato poi in un disinteresse diffuso per la sorte degli altri individui coinvolti - in particolare di Rahmatullah Hanefi, l'unico rimasto vivo. Vivo, ma incarcerato senza accuse provate e senza nessuna delle garanzie minime dagli agenti speciali del governo Karzai.
Il motivo è presto detto: la liberazione dei 5 capi talebani ha pesantemente infastidito i vertici militari USA, poco inclini a scendere a compromessi. L'ordine fatto recapitare alla marionetta Karzai è quello di smetterla con le concessioni, anche se a Washington sanno bene che un'eventuale defezione italiana in Afghanistan sarebbe difficilmente sopportabile. E allora è Rahmatullah Hanefi a pagare il conto, in compagnia di Emergency che ha minacciato il ritiro di tutto il suo personale per mancanza delle necessarie garanzie di sicurezza nel poter operare - curioso il fatto che tali garanzie manchino a causa di un governo che si proclama legittimo.
Cosa fa nel frattempo il governo italiano? Perché non fa più pressioni su Karzai e agli "alleati" d'oltreoceano per salvare Hanefi e l'organizzazione di Gino Strada? All'inizio della vicenda il governo aveva agito bene, puntando gran parte delle speranze di salvare Mastrogiacomo sull'immagine e il radicamento sul territorio e nella popolazione che Emergency si è guadagnata in anni di lavoro, gratuito e senza fare distinzione alcuna. L'unico rimprovero è forse ravvisabile nell'aver eccessivamente chiuso i canali dell'intelligence, che in questi casi garantiscono informazioni puntuali e una buona logistica, evitando sgradevoli sorprese. Che cosa ha fatto poi il governo? Nulla, ha abbandonato Hanefi ed Emergency al loro destino, limitandosi di tanto in tanto a qualche accenno di pressione giusto per salvare la faccia.
Nel frattempo Emergency sarà praticamente costretta a non operare e c'è già chi comincia a fare l'avvoltoio, attratto dalle strutture che Strada e i suoi collaboratori hanno messo in piedi in Afghanistan. Il prestigio italiano ne uscirà decisamente compromesso: in quei luoghi non siamo conosciuti per i sorrisi e le battute di Berlusconi o per la Ferrari, per i bei discorsetti di D'Alema o per la pizza, ma per l'inestimabile opera prestata da Emergency nel curare persone che altrimenti non avrebbero ricevuto assistenza.
Ma intanto il governo...

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