sabato 16 giugno 2007

Bandire le cluster bombs

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Le bombe a grappolo (cluster bombs) sono armi da guerra che uccidono e feriscono migliaia di civili innocenti, sia al momento del loro utilizzo che nei mesi ed anni successivi, a causa della contaminazione da ordigni inesplosi che lasciano dietro di sé . Il loro uso continua a sfidare principi consolidati del diritto internazionale umanitario. Per i loro effetti indiscriminati, una volta rimaste inesplose sul terreno, le sub-munizioni rilasciate dalle cluster bombs sono assimilabili alle mine antipersona.
I problemi sollevati dall’uso delle munizioni cluster sono molteplici. Innanzitutto, data la loro natura di “armi d’area” in grado di disseminare submunizioni su vaste aree, rendono particolarmente problematico, se utilizzate in prossimità di aree abitate da civili, il puntamento su obiettivi di natura esclusivamente militare, rendendo così indiscriminati i loro effetti immediati, in palese violazione dell
’Art. 51 del I protocollo della Convenzione di Ginevra.
Una cluster bomb non esplosa mantiene la sua potenzialità letale praticamente all’infinito e diventa molto più pericolosa di una mina antipersona in quanto può esplodere alla minima sollecitazione anche casuale con effetti letali 3 volte superiori a quelli della più potente mina ad azione estesa ad oggi conosciuta. Inoltre non è un dato irrilevante che, come confermano i dati provenienti da zone di conflitto, vengano utilizzate indiscriminatamente anche in aree abitate,o nelle loro immediate vicinanze e che la conseguente contaminazione rallenti la fase di ricostruzione post-conflitto, la coltivazione dei campi, l’accesso ai pascoli, ai pozzi e renda mortalmente insicure strade, scuole ed abitazioni.
Nell’ultimo conflitto nel sud del Libano il 60% delle cluster bombs è stato lanciato nelle immediate vicinanze di centri abitati o villaggi – guarda caso nell’ultimo giorno di guerra. (fonte: Foreseeable harm. The use and impact of cluster munitions in Lebanon: 2006 – Landmine Action – UK). Sempre nello stesso conflitto, la stima del numero delle munizioni inesplose, come segnalato dal Mine Action Coordination Center delle Nazioni Unite nel sud del Libano superava verosimilmente il milione di ordigni.


I paesi che hanno in uso questi ordigni sono 15: Arabia Saudita, Bosnia Erzegovina, Eritrea, Etiopia, Finlandia, Francia, Israele, Nigeria, Olanda, Pakistan Regno Unito, Serbia, Stati Uniti, Sudan, Turchia.
I paesi contaminati dalle cluster bombs sono 22: Afghanistan, Albania, Arabia Saudita, Bosnia Erzegovina, Cambogia, Chad, Croazia, Eritrea, Etiopia, Iraq, Kuwait, Laos, Libano, Pakistan, Russia, Serbia, Montenegro, Sierra Leone, Sudan, Siria, Tajikistan, Vietnam.
Territori contaminati dalle cluster munitions: Cecenia e Kosovo.

I paesi che producono munizioni cluster sono 32 e tra questi vi è anche l’Italia con la Simmel Difesa di Colleferro (Roma). Il nostro paese inoltre è tra i 70 paesi detentori di stock di cluster bombs.

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