sabato 27 ottobre 2007

Abbiano almeno la decenza di pesare le parole che usano

Da diverso tempo si parla dei privilegi di cui gode quella parte del popolo italiano che gestisce la cosa pubblica, tanto che si è coniato un nuovo termine - "antipolitica" - con il quale è designata l'altra parte del popolo - quella che, appunto, si lamenta. I privilegi per la classe politica sono sempre esistiti e sempre esisteranno, anche perché altrimenti farebbero politica solo quei pochi che hanno risorse da investire e non devono, quindi, necessariamente lavorare per vivere. Almeno nei sistemi cosiddetti "democratici", a partire dai greci, è sempre stato così.
Si può, quindi, anche concedere a costoro certi privilegi. Del resto ognuno di noi stipula alla nascita una sorta di patto (contratto, direbbe qualcuno) non scritto con il quale cede l'autorità su sé stesso ad una fantomatica (di questi tempi è proprio il caso di dirlo) e distantissima entità chiamata Stato. Ci si aspetta, in cambio, che sia in grado di fare gli interessi di tutti, ciò che è meglio per l'intero paese. Purtroppo questo in Italia non accade a causa di una classe politica incapace e ormai troppo vecchia, frutto del suo auto-perpetuarsi.
Ora, anche quando la classe politica sia incapace, si suppone che non abbia almeno l'arroganza di usare parole che potrebbero fomentare grosse spaccature tra coloro ai quali devono la propria legittimazione a governare.
Anche questo in Italia non accade. E, allora, il ministro Padoa Schiappa si permette di definire "bamboccioni" coloro che rappresentano il futuro del paese, un futuro che lui e gli altri non vedranno mai. E non subiranno le conseguenze delle loro azioni. Come quella di Mastella che, di fatto, elimina un magistrato a lui scomodo e minaccia la caduta del fragile governo se tutto il calderone scoperchiato non viene al più presto messo a tacere. Ancora una volta.

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