domenica 22 marzo 2009

Una mano tesa al pragmatismo

Il messaggio di Obama al popolo iraniano è stato enfatizzato dai media come una vera e propria svolta. Se è indubbio che la politica Usa verso Teheran stia cambiando, ciò non è dovuto a spontanea generosità ma ad un calcolato pragmatismo. Come prevedibile, infatti, il regime degli Ayatollah ha risposto subito picche: prima vediamo i fatti.


Obama non ha teso la mano all'Iran, Obama ha semplicemente un disperato bisogno dell'Iran. L'America è impantanata in Iraq e Afghanistan e gli unici che possono fare qualcosa per agevolare la ritirata dei militari sono gli iraniani. La maggioranza della popolazione in Iraq (60%) e una grossa minoranza negli stati sunniti del golfo (20% solo in Arabia Saudita) è sciita e guarda a Teheran. Una grossa fetta dell'Afghanistan occidentale è impregnato di cultura persiana, tanto che nella provincia di Herat si parla il Farsi.
Bush credeva in una guerra lampo che gli avrebbe permesso di accerchiare e poi sferrare l'attacco all'Iran; ora Obama e l'America ne pagano le conseguenze.Risultato: gli Ayatollah per la prima volta dall'interruzione delle relazioni diplomatiche con il 'Grande Satana' hanno il coltello dalla parte del manico e non mancheranno di utilizzarlo come deterrente nel gioco della diplomazia internazionale. Gli iraniani del resto sono abili tessitori, non solo di tappeti. Il 'Piccolo Satana' è avvisato: nei prossimi anni il suo migliore e incondizionato alleato potrebbe giocoforza sacrificarlo sull'altare del pragmatismo...
"La ragione fondamentale che ha spinto Obama alla svolta è che la posizione ereditata da Bush in Medio Oriente è insostenibile. Strategicamente ed economicamente, l’America deve voltare pagina, favorire la stabilizzazione (molto relativa) di Iraq e Afghanistan, riportare a casa il grosso dei soldati ancora schierati su quei fronti. La sua missione iniziale, com’era stata concepita da Bush, è fallita. Ora l’America ha bisogno di tutte le potenze regionali, fra cui l’Iran, per salvare la faccia e ristabilire la sua influenza nella regione. Siamo per ora alle parole. Vedremo quali fatti seguiranno. Soprattutto, vedremo fino a che punto l’Iran sarà disposto a rispondere all’offerta americana. E come reagiranno gli israeliani e gli arabi sunniti, che avevano scommesso sull’accerchiamento e sul soffocamento della potenza iraniana sotto la leadership americana. In ogni caso, il mazzo delle carte mediorientali è completamente rimescolato. Stanno per iniziare nuove partite, di cui l’Iran sarà comunque protagonista" (limes on line da cui è ripresa anche a mappa geopolitica).

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