venerdì 2 febbraio 2007

La verità sul sionismo

Ogni giorno sentiamo parlare di terrorismo palestinese e, più in generale, di terrorismo islamico. Ci vengono proposti articoli e servizi che descrivono gli atti di violenza perpetrati dai kamikaze contro Israele. Mai, però, ci viene fornito il contesto storico-politico-sociale che fa da sfondo a tali (seppur altamente condannabili) vicende. Perfino alte cariche istituzionali e figure di una certa responsabilità operano molto spesso (anzi sempre) semplificazioni sconcertanti e pronunciano discorsi con evidente faziosità, contribuendo a spianare la strada ad idee sbagliate nella mente delle ignare persone.
Succede, così, che l’orribile vicenda dell’olocausto venga strumentalmente sbandierata per giustificare la feroce politica espansionista di Israele in medioriente. Contro questa ignobile mistificazione, orchestrata a livello mondiale dalla potentissima lobby sionista – ben ramificata e trasversale all’intero spettro degli schieramenti politici, da destra a sinistra – è necessario portare avanti un’opera di grande chiarezza e respingere l’equazione secondo la quale chi si oppone alla brutalità del regime e dell’ideologia sionista è un antisemita, un nemico e persecutore degli ebrei in quanto tali.
Non è così: il sionismo è una cosa, l’ebraismo e il popolo ebraico – esso stesso vittima, come quello palestinese, di questo movimento – sono un’altra cosa. Antisionismo e antisemitismo – inaccettabili le parole di Napoletano – non sono sinonimi. Al contrario è sionismo ad essere un tutt’uno con l’antisemitismo.
Il sionismo non è, quindi, “la fonte ispiratrice dello stato ebraico”, ma un movimento politico apertamente imperialista, sciovinista, aggressivo e razzista che si è macchiato di numerosi orrendi crimini, paragonabili solo a quelli nazisti. Anzi, per molto tempo, i sionisti collaborarono con i nazisti perché avevano una comune concezione del nazionalismo: se gli uni avevano un’idea di stato e di nazione in cui vi fosse posto solo per una razza pura, quella ariana, i sionisti sognavano uno stato per perpetuare la purezza della loro, servendosi del pretesto religioso e di una serie di proclami ideologici che vanno dalla costituzione di una “nazione ebraica universale”, alla “supremazia della razza ebraica”, all’identificazione con “il popolo eletto” da Dio e il suo presunto diritto alla “terra promessa” in Palestina.
Gli ebrei perseguitati furono i cosiddetti “assimilazionisti”, ossia coloro che avevano famiglie miste e si consideravano italiani, polacchi, tedeschi, etc., a seconda dei paesi nei quali vivevano. I sionisti li disprezzavano perché non volendo emigrare in Palestina e integrandosi nello Stato in cui già abitavano rendevano più difficile la realizzazione di uno stato completamente ebraico, laddove di ebraico era rimasto ben poco. L’olocausto avrebbe favorito l’emigrazione forzata degli ebrei europei in Palestina. Tale tesi trova riscontro in una minuziosa ricerca storica svolta da Lenni Brenner, un ebreo internazionalista che vive in America, e pubblicata in due libri, purtroppo non tradotti in italiano. Uno di questi (“Zionism in the Age of the Dictators”) può essere consultato in inglese dal web.

“Finanche nel 1943, mentre gli ebrei d'Europa venivano sterminati a milioni, il Congresso americano propose di istituire una commissione per 'studiare' il problema. Il rabbino Stephen Wise, che era il principale portavoce sionista in America, si recò a Washington per testimoniare contro il progetto di legge perché esso avrebbe sviato l'attenzione (degli ebrei) dalla colonizzazione della Palestina. Si tratta dello stesso rabbino Wise che, nel 1938, in quanto dirigente del Congresso ebraico d'America, scrisse una lettera nella quale si opponeva a qualsiasi cambiamento della legislazione americana sull'immigrazione, cambiamento che avrebbe permesso agli ebrei di trovare accoglienza. In quella lettera scriveva: 'Può essere d'interesse per voi sapere che alcune settimane fa i dirigenti delle più importanti organizzazioni ebraiche si sono riuniti in una conferenza ... Vi si è deciso che, in questo momento, nessuna organizzazione ebraica avrebbe sponsorizzato una legge destinata a cambiare in qualsiasi modo la legislazione sull'immigrazione'.” [Citato in Lenni Brenner, “Zionism in the Age of the Dictators”, p. 149].

Quello che segue è il tentativo di smascherare, con prove ed argomenti incontrovertibili, la scandalosa manipolazione della storia e della verità, portata avanti con impressionante efficienza e costanza fin dagli ultimi anni dell’ottocento quando nacque il movimento sionista, secondo le tesi di Theodor Herzl - un giornalista austriaco di origine ebraica autore del libro “Lo stato ebraico”.
Dopo la fondazione unilaterale dello stato israeliano nel 1948, l’entità sionista ha perpetrato con cinica precisione una pulizia etnica verso i palestinesi che dura da quasi sessanta anni. La sua politica espansionista si è materializzata attraverso ignobili guerre di aggressione (Egitto ’56, Giordania e Siria ’67, Libano ’82 e 2006), orribili stragi di civili inermi (basti ricordare quella di Sabra e Chatila o le due di Cana), confische di terre, distruzioni di case abitate, violenze di ogni genere sulla popolazione e violazione dei più elementari diritti umani. Al di fuori di ogni legalità internazionale (sono un’ottantina le risoluzioni ONU mai rispettate da Israele) l’entità sionista applica metodi terroristici, aggredendo e fomentando guerre civili negli stati confinanti, arrivando addirittura ad uccidere o imprigionare esponenti democraticamente eletti dei rispettivi governi.
Eppure di tutto ciò non si fa mai menzione. Al contrario, si giustificano colpevolmente tali crimini sulla base della “sicurezza di Israele” e sul presunto odio del mondo per gli ebrei.

IL SIONISMO E L’ANTISEMITISMO – La commistione sionismo/antisemitismo non è certamente una mia invenzione, né tanto meno di altri. Sarà sufficiente riportare alcune frasi di esponenti sionisti che la dicono lunga – si potrebbe anche pensare che l’olocausto è stato pianificato da loro stessi, con evidenti scopi - sulle connivenze con i nazisti. Il tenore di queste citazioni ha dell’incredibile e sono parte di un documento fruibile dal web.

“Ogni paese può assorbire solo un numero limitato di ebrei, se non vuole avere disturbi nello stomaco. La Germania ha già troppi ebrei.” [Chaim Weizman, presidente dell'Organizzazione sionista mondiale, futuro presidente di Israele, (1912) citato in Lenni Brenner, “Zionism in the Age of the Dictators”, cap. 3].

“Anche noi siamo d'accordo con l'anti-semitismo culturale, in quanto che noi crediamo che i tedeschi di fede mosaica siano un fenomeno indesiderabile e demoralizzante.” [Chaim Weizman, presidente dell'Organizzazione sionista mondiale e futuro presidente di Israele, “The letters and papers of Chaim Weizman”, Letters, Vol. 8, p. 81, 1914].

“L'ebreo è una caricatura di un essere umano normale e naturale, sia fisicamente che spiritualmente. Come individuo nella società si rivolta e butta via le briglie degli obblighi sociali, egli non conosce né ordine, né disciplina.” [Our Shomer “Weltanschauung”, articolo scritto nel 1917 e pubblicato nel dicembre 1936 in Hashomer Hatzair, p, 26, organo dell'Organizzazione Giovanile Sionista].

“Noi ebrei, noi i distruttori, rimarremo dei distruttori per sempre. Nulla che voi facciate darà soddisfazione ai nostri bisogni e alle nostre esigenze. Noi distruggeremo sempre perché noi abbiamo bisogno di un mondo tutto nostro, un mondo divino, che non è nella vostra natura di poter costruire ... quelli tra di noi che non riescono a capire questa verità saranno sempre gli alleati delle vostre fazioni ribelli, fin quando non giungerà la disillusione, il destino maledetto che ci sparse in mezzo a voi ci ha assegnato questo sgradito ruolo.” [Maurice Samuel, “You Gentiles”, p. 155,1924].

“Se noi [sionisti] non ammettiamo che gli altri abbiano il diritto di essere anti-semiti, allora noi neghiamo a noi stessi il diritto di essere nazionalisti. Se il nostro popolo merita e desidera vivere la propria vita nazionale, è naturale che si senta un corpo alieno costretto a stare nelle nazioni tra le quali vive, un corpo alieno che insiste ad avere una propria distinta identità e che perciò è costretto a ridurre la sfera della propria esistenza. E' giusto, quindi, che essi [gli anti-semiti] lottino contro di noi per la loro integrità nazionale. Invece di costruire organizzazioni per difendere gli ebrei dagli anti-semiti, i quali vogliono ridurre i nostri diritti, noi dobbiamo costruire organizzazioni per difendere gli ebrei dai nostri amici che desiderano difendere i nostri diritti.” [Jacob Klatzkin, (1925), citato in Jacob Agus, “The Meaning of Jewish History”, in “Encyclopedia Judaica”, vol II, p. 425].

“Ho elaborato una filosofia del Giudaismo affine alla tendenza spirituale del Fascismo molto prima che quest'ultimo fosse diventato la regola nella società politica italiana.” [Alfonso Pacifici ideologo del sionismo italiano, intervistato da Guido Bedarida, 1932].

“Per i sionisti, il nemico è il liberalismo; esso è anche il nemico per il nazismo; ergo, il sionismo dovrebbe avere molta simpatia e comprensione per il nazismo, di cui l'anti-semitismo è probabilmente un aspetto passeggero.” [Harry Sacher, Jewish Review, settembre 1932, p. 104, Londra].

“L'hitlerismo ... ci ha reso per lo meno un servizio dal momento in cui non ha tracciato una linea di demarcazione tra l'ebreo religioso e l'ebreo apostata. Se Hitler avesse fatto eccezione per gli ebrei battezzati [al cristianesimo], avremmo assistito allo spettacolo poco edificante di migliaia di ebrei che correvano a battezzarsi. L'hitlerismo ha forse salvato l'ebraismo tedesco, che stava assimilandosi fino all'annichilimento.” [Chaim Bialik, “Palestine and the Press, New Palestine, 11 dicembre 1933].

“E' un fatto innegabile che gli ebrei presi collettivamente sono infermi e neurotici. Quei professionisti ebrei che, colpiti sul vivo, negano sdegnosamente questa verità sono i più grandi nemici della loro razza, perchè guidano gli altri ebrei alla ricerca di false soluzioni, o, al massimo, di palliativi.” [Ben Frommer, sionista revisionista, (1935), “The Significance of a Jewish State”, in Jewish Call, maggio 1935, p. 10].

“Il momento non può più essere lontano ormai in cui la Palestina sarà in grado di nuovo di accogliere i suoi figli che aveva perduto da oltre mille anni. I nostri buoni auguri e la nostra benevolenza ufficiale li accompagnino.” [Reinhardt Heyndrich, capo dei Servizi Segreti delle SS, “The Visible Enemy”, articolo pubblicato in Das Schwarze Korps, organo ufficiale delle SS, maggio 1935].

“Hitler tra qualche anno sarà dimenticato, ma avrà un bellissimo monumento in Palestina. Sapete, la venuta dei nazisti è stato un avvenimento piuttosto benvenuto. Vi erano tanti dei nostri ebrei tedeschi che pendevano tra due sponde. Migliaia di loro che sembravano completamente perduti per l'ebraismo furono riportati all'ovile da Hitler, e per questo io sono personalmente molto riconoscente verso di lui.” [Emil Ludwig, intervistato da Meyer Steinglass, “Emil Ludwig before the Judge”, American Jewish Times, aprile, 1936, p. 35].

“Uno stato costruito sul principio della purezza della nazione e della razza (cioè la Germania Nazista) può solo avere rispetto per quegli ebrei che vedono se stessi allo stesso modo.” [Joachim Prinz, (1936), citato in Benyamin Matuvo, “The Zionist Wish and the Nazi Deed”, Issues, (1966/67), p. 12].

“Le speranze dei sei milioni di ebrei europei si fondano sull'emigrazione. Mi è stato chiesto: 'Puoi portare sei milioni di ebrei in Palestina?' Ho risposto, 'No' ... I vecchi passeranno. Sopporteranno il loro destino o non lo faranno. Sono polvere, polvere economica e morale in un mondo crudele ... Solo il ramo giovane sopravviverà. Dovranno accettarlo.” [Chaim Weizmann, futuro primo presidente di Israele, nel discorso al Congresso Sionista del 1937 nel quale riporta le sue risposte davanti alla Commissione Peel, Londra, luglio 1937. Citato in 'Yahya', p. 55].

“Lo stato sionista deve essere fondato con ogni mezzo e appena possibile ... Quando lo stato ebraico sarà stato fondato secondo le attuali proposte contenute nel documento della Commissione Peel, e in linea con le promesse parziali dell'Inghilterra, allora i confini potranno essere spostati ulteriormente in avanti secondo i nostri desideri.” [Feivel Polkes a Adolf Eichman, citato in Klaus Polkehn, “The Secret Contacts: Zionism and Nazi Germany 1933-41”, Journal of Palestine Studies (primavera 1976), p. 74. Citato anche in Lenni Brenner, Op. Cit. cap. 8].

“Per essere un buon sionista uno deve essere in qualche modo un antisemita.” [Chaim Greenberg, “The Myth of Jewish Parasitism”, Jewish Frontiers, marzo, 1942, p. 20].

“Se mi viene chieso, 'Potresti dare una parte dei soldi dell'Unione delle Agenzie Ebraiche per salvare gli ebrei (in Germania), io dico NO! E ripeto NO!” [Izaak Greenbaum – capo del Comitato di Soccorso dell'Agenzia Ebraica (Jewish Agency Rescue Committee) – rivolto al Consiglio Esecutivo Sionista, il 18 febbraio 1943].

“Una mucca in Palestina vale più di tutti gli ebrei in Polonia.” [Izaak Greenbaum – capo del Comitato di Soccorso dell'Agenzia Ebraica (Jewish Agency Rescue Committee) – rivolto al Consiglio Esecutivo Sionista, il 18 febbraio 1943].


IL TERRORISMO SIONISTA – A livello internazionale non esiste una definizione comunemente accettata del fenomeno terrorismo. Esiste però una visione prevalente costruita dalla superficialità dei media che si ostinano a presentare la situazione secondo una vera e propria distorsione della storia. Gli attacchi palestinesi sono quindi “infami attentati terroristici”, “efferati massacri”, mentre le attività degli israeliani vengono definite di “autodifesa” o comunque “uccisioni mirate”.
Ed effettivamente esse sono mirate, in particolare verso i bambini (i futuri adulti dello stato palestinese) e le donne (quelle che appunto garantiscono la nascita di nuovi individui, i bambini): lo scopo è quello di non far aumentare la popolazione araba in Palestina e scongiurare uno dei pericoli maggiori per l’entità sionista, quella della bomba demografica.
I sionisti non vogliono in Palestina un solo Stato multietnico e multiconfessionale perché sarebbero in forte minoranza, così come non vedono di buon grado una two states solution che li costringerebbe ad accettare confini più angusti di quelli che sono riusciti a raggiungere.
Sulle attività sioniste di “terrorismo di stato” – per usare un’espressione di Noam Chomsky – si può vedere un accurato e ben documentato dossier di un giornalista italiano, uno di quegli scritti che mai appaiono nelle pagine dei giornali o di cui mai si parla nell’informazione principale. I seguenti passi sono riportati da questo lavoro.

“Il 9 aprile abbiamo subito una sconfitta morale, quando le due gang Stern ed Etzel (sionisti) lanciarono un attacco immotivato contro il villaggio di Deir Yassin... Si trattava di un villaggio pacifico, che non aveva aiutato le truppe arabe di oltre frontiera e che non aveva mai attaccato le zone ebraiche. Le gang (sioniste) lo avevano scelto solo per ragioni politiche. Si è trattato di un atto di puro Terrorismo... Alle donne e ai bambini non fu dato tempo di fuggire... e molti di loro furono fra le 254 vittime assassinate, secondo l'Alto Comitato Arabo... Quell'evento fu un disastro in tutti i sensi... (le gang) si guadagnarono la condanna della maggioranza degli ebrei di Gerusalemme”. [ONU: La questione palestinese. Joseph Dov, "The Faithful City" (N.Y. Simon & Schuster, 1960), pp. 71-72].

"Il 15 settembre 1982 Bashir Gemayel, presidente del Libano, fu assassinato... Lo stesso giorno le forze israeliane avanzarono su Beirut ovest. Il 16 di settembre gli israeliani arrivarono a controllare quasi tutta Beirut ovest e circondarono i campi profughi palestinesi. Il giorno seguente il Consiglio di Sicurezza dell'ONU condannò la mossa di Israele con la risoluzione 520... IL 17 settembre giunse notizia che gruppi armati erano entrati nel campo profughi di Sabra e Chatila di Beirut ovest e ne stavano massacrando la popolazione civile. Il 18 settembre fu confermato che una strage immane era stata compiuta. Centinaia di cadaveri di uomini donne e bambini furono scoperti, alcuni mutilati, altri apparentemente uccisi mentre tentavano di fuggire; molte case erano state fatte saltare in aria con dentro gli occupanti." [The Origins and Evolution of the Palestine Problem, United Nations, N.Y. 1990].

"In ogni caso, le Forze di Difesa israeliane hanno agito come se il loro principale scopo fosse quello di punire tutti i palestinesi. Le Forze di Difesa israeliane hanno compiuto atti che non avevano nessuna importanza militare ovvia; molti di questi, come gli omicidi extragiudiziali, la distruzione delle case (palestinesi), la detenzione arbitraria (di palestinesi) e le torture, violano i Diritti Umani internazionalmente sanciti e la legalità internazionale... L'esercito di Israele, oltre a uccidere i palestinesi armati, ha anche colpito e ucciso medici e giornalisti, ha sparato alla cieca sulle case e sulla gente per la strada... I delegati di Amnesty International che dal 13 al 21 di marzo hanno visitato i territori occupati hanno visto una scia di devastazione... Le Forze di Difesa israeliane hanno deliberatamente tagliato l'elettricità, l'acqua, i telefoni, lasciando isolate intere aree per almeno 9 giorni. Hanno negato l'accesso alle agenzie umanitarie dell'ONU che volevano portare soccorso, e persino ai diplomatici che volevano rendersi conto dell'accaduto... Hanno vietato alle ambulanze, incluse quelle del Comitato Internazionale delle Croce Rossa, di muoversi, o hanno causato loro ritardi che mettevano in pericolo la vita dei pazienti. Hanno sparato ai medici che tentavano di aiutare i feriti, che sono morti dissanguati per le strade." [Amnesty International Reports, London. ISRAEL AND THE OCCUPIED TERRITORIES, "The heavy price of Israeli incursions", 12/04/2002].

"I palestinesi devono essere colpiti, e provare molto dolore. Dobbiamo infliggergli delle perdite, delle vittime, così che paghino un prezzo pesante." [Dichiarazione dell'attuale Primo Ministro di Israele, Ariel Sharon, a una conferenza stampa del 5 marzo 2002].

"Scrive Aviv Lavie sul giornale Ha'aretz (sinistra progressista israeliana): 'Un viaggio attraverso i media israeliani mette in mostra un enorme e imbarazzante vuoto fra quello che ci viene raccontato e quello che invece il mondo vede, legge e sente. Sui canali televisivi arabi, ma non solo su quelli, si possono vedere le immagini dei soldati israeliani che invadono gli ospedali (palestinesi), che distruggono i macchinari medici, che danneggiano i farmaci, e che rinchiudono i medici lontano dai loro pazienti.' [Alexander Cockburn, "Sharon's wars", American Journal, 09/04/2002].

Nessun commento: