giovedì 21 febbraio 2008

Riarmo asiatico

Pochi ne parlano, ma i paesi asiatici stanno affrontando i nuovi e mutevoli equilibri geopolitici dell’area rafforzando i loro eserciti, in particolare – vista la conformazione della zona, prevalentemente incentrata nell’Oceano Pacifico – dotandosi delle più moderne portaerei, decisive in un eventuale conflitto spostato in ambito marittimo. L’allarme viene da Lee Choon-Kun, vicepresidente del gruppo di analisi sudcoreano Centre for free enterprise: “I paesi dell’area asiatico-pacifica, come Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e India, sono impegnati in una forsennata corsa al riarmo. Questa guerra silenziosa sarà incentivata dalla riorganizzazione dei sistemi di sicurezza regionale e alimentata dai crescenti contrasti tra le due alleanze principali, quella tra Stati Uniti e Giappone da una parte, e quella tra Cina e Russia dall’altra” (Fonte: Asianews.it).
La strategia americana nell’area è chiara fin dalla 2nda Guerra Mondiale: il rafforzamento dei legami con il Giappone ha quale obiettivo primario quello di ostacolare la supremazia cinese in Asia e, al contempo, quello di isolare la Russia in Europa. Ma Russia e Cina non sono certo rimaste a guardare. Al fine di contenere e contrastare la strategia americana hanno creato nel 1996 – insieme a Kazakhistan, Kirghizistan e Tagikistan – il cosiddetto Shanghai Five (‘Gruppo dei cinque’ o ‘Gruppo di Shanghai’), poi divenuto nel 2001 la Shanghai Cooperation Organisation (SCO) in seguito all’entrata dell’Uzbekistan. Tra gli osservatori - membri che partecipano solo alle sedute annuali (qui scaricabile un dossier), ma che potrebbero in futuro essere ammessi a tutti gli effetti, quindi anche alle esercitazioni militari - vi sono la Mongolia (2004), Iran, India e Pakistan (2005). In particolare, già dal 2006, l' Iran è in attesa di essere elevato al rango di membro a pieno titolo e verrà, probabilmente, incluso in operazioni congiunte (come quelle sino-russe del 2005) sia di tipo militare che economico, dopo 20 anni di isolamento. La Bielorussia è l’ultimo paese che ha fatto richiesta di entrare a far parte dell' organizzazione come osservatore.
Sebbene nella dichiarazione che è alla base della costituzione della SCO si legga che "non è un' alleanza intesa contro altri stati e regioni ed aderisce al principio di apertura", gran parte degli osservatori credono che uno degli scopi fondanti dell' organizzazione sia stato quello di agire da contrappeso nei confronti degli Stati Uniti e, in particolare, di evitare conflitti che darebbero spazio ad interventi USA in aree vicine alla Russia o alla Cina. Soprattutto quest’ultima - che ha fortissimi interessi in Asia centrale, in primis di natura energetica – è fortemente preoccupata per la sempre maggiore presenza di truppe americane nell’area, dovuta alla ‘guerra al terrorismo’ lanciata dopo l’11 settembre. Molti osservatori credono, inoltre, che l' organizzazione sia stata creata come risposta alla minaccia rappresentata dai sistemi di difesa missilistica in mano agli Stati Uniti, dopo l' inversione di corso attuata da questi ultimi in materia di armamenti nucleari, con conseguente promozione della "Difesa missilistica nazionale" (National Missile Defense).
La non proliferazione nucleare, insomma, sembra ormai essere definitivamente passata di moda un po' in tutte le aree del mondo. Il rischio di incidenti, anche solo casuali, che possano dar vita a conflitti nucleari si addensano come nubi grigie sul futuro dell'umanità.

APPROFONDIMENTI:
- Articolo su resistenze.org;
- Articolo su TuttoCina.

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