martedì 27 novembre 2007

Chiamiamo le cose con il loro nome

L'uccisione a Kabul del maresciallo capo Daniele Paladini ha riaperto l'indecente dibattito sulla guerra in Afghanistan e tutta la sequela degli interventi delle pubbliche autorità che, come al solito, sfruttano queste occasioni per prestare il loro volto alle tv al fine di sembrare umani. Con la loro sfrontata ipocrisia possono, però, ingannare pochi.
La morte di una persona è sempre una cosa triste e ingiusta. Premesso che chi decide di andare in missione all'estero può farlo per soldi, per ideali o semplicemente perché ama il suo lavoro, è chiaro che sa di andare incontro a grossi pericoli. Ma del resto, anche facendo un lavoro meno pericoloso si può morire: se dall'inizio della missione italiana in Afghanistan sono deceduti 11 soldati, le morti bianche - quelle sul lavoro - sono decisamente più numerose (e non destano tutte queste finte commozioni).
Detto questo, non trovo giusto - anzi reputo molto fazioso - il tentativo di tutti i media di far passare i nostri militari in missione come degli eroi "perché sono lì a difendere la nostra patria". Non è assolutamente vero! Come non è vero che è una missione di pace. Non lo era con il governo Berlusconi e non lo è adesso che c'è Prodi. Da chi ci difenderebbero? Gli afghani ci hanno forse mai attaccati? La vogliamo ancora menare con i fantomatici terroristi (che pure esistono, per carità)? I nostri militari sono lì solo perché così ci è stato richiesto - anzi ORDINATO - da Washington. Punto e basta. E sono lì a fare una guerra che ha prodotto migliaia di morti civili (quelli si che sono eroi) e ha sortito l'unico effetto di schiacciare i poveri abitanti del luogo tra taliban, signori della droga e contingenti stranieri. Da che mondo è mondo i militari non costruiscono un bel niente, semmai lo distruggono. O vogliamo forse credere che impugnino fucili e mitragliatori come fossero vanghe o cucchiaie da cemento? Masuvvia! Certo i nostri sono molto più umani dei marines, ma smettiamola di fare insulsa demagogia.
Nel frattempo, le nostre spese militari sono aumentate del 30% (e parliamo di miliardi di euro) mentre quelle sociali vengono continuamente tagliate. Vuoi vedere che ‘x fare del bene (???) agli altri’ ci diamo la zappa sui piedi da soli? Ma poi, siamo sicuri che essere complici di bombardamenti e devastazioni possa essere spacciato come tentativo di aiutare “quei poveracci”? E se poveracci fossimo solo noi? Abbiamo veramente bisogno di acquistare nuovi armamenti dagli americani facendoli passare come normali equipaggiamenti NATO?
A mio modo di vedere – e posso ragionevolmente pensare di non essere l’unico – è ora di smetterla con tutta questa dilagante faziosità dell’informazione e iniziare a fornire alla gente visioni giuste ed imparziali. Ricordiamo tutti insieme i nostri connazionali morti in missione, stringiamoci intorno ai loro cari che non li avranno più indietro, ma facciamo in modo, una volta per tutte, di chiamare le cose con il loro vero nome.

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