mercoledì 2 luglio 2008

Il Cavaliere, lo statista e il faccendiere


L’italiano è scaltro e certe cose le fiuta in anticipo; troppo spesso però, curiosamente, l’irrazionale prevale sull’ovvio, e le cose prendono una brutta piega. E’ successo nel ’94, di nuovo nel 2001 e, siccome non vogliamo farci mancare nulla, siamo punto e a capo nel 2008. Sarà la “sindrome del balcone” come la chiama qualcuno o, più realisticamente, masochismo, ma sta di fatto che, anche questa volta, l’”uomo della provvidenza” non c’è. Il cavaliere ha messo giù la maschera e al solito c’è il caimano. Appena due mesi. Tanto è durata la “commedia dello statista appassionato”. La trama – sano populismo e tanta demagogia – è quella tipica del regista di Arcore. La sceneggiatura è molto carente, ma c’era da aspettarselo. Quanto a “bassezze”, Berlusconi non ha mai deluso. Aveva inaugurato la legislatura affossando definitivamente Alitalia e mandando in fumo la trattativa con Air France. Poi è arrivato il “miracolo” della spazzatura. Tre anni, l’esercito, qualche ditta fidata per la costruzione dei termovalorizzatori, un paio di manette a chi non è d’accordo ed il problema è risolto. Ma per “zio Silvio” – come lo chiamano gli amici di Napoli – è ancora poco. Serve qualcosa di più incisivo. La soluzione? Il nucleare. Quello “alla Scajola” parte nel 2013, per il “come” si vedrà. “Santo subito!” urla qualcuno. Parte quindi la crociata anti-immigrati ed uno sbalorditivo pacchetto-sicurezza. E guai a chiamarlo razzismo, è la tolleranza zero. Per il resto, ICI, detassazione degli straordinari, sfoltimento delle province, tagli agli enti locali ed alla pubblica amministrazione, sono una ricetta che il cavaliere propone da una vita. La sola novità è la “Robin Hood Tax”. Una tassa “etica”, a detta di Tremonti, che vuole far rabbrividire banchieri e petrolieri, minacciandone i profitti congiunturali. Come se il governo potesse decidere quando i profitti sono eccessivi…
E’ inutile l’opposizione agguerrita dell’Italia dei Valori, Di Pietro non ha i numeri per impensierire il premier. Inutili anche i richiami dell’ex pm all’indirizzo di un più che pacato Veltroni. Va tutto a meraviglia per Berlusconi&co. La stampa di regime parla di un paese in rapida ripresa, lontano dalla litigiosità di un sistema eccessivamente frammentato e pronto ad ubriacarci con centinaia di pareri politico-ideologici. Una strada in discesa per il faccendiere di Arcore. Ma quel ruolo da buon samaritano inizia a stargli stretto. Il cavaliere è abituato ad operare diversamente e, sebbene gradisca la placidità del tandem Veltroni-Casini, non resiste alla tentazione di rimboccarsi le maniche per accomodare qualche questione personale. Siamo alla fine di maggio. L’occasione è la conversione in legge del decreto cd.“salva-infrazioni”. L’Italia rischia il deferimento alla corte di giustizia europea ed una multa di quasi 400 mila euro al giorno, “poiché il regime di assegnazione delle frequenze televisive, non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi”. Il problema in concreto è Rete4. Dal ’99, lo Stato italiano consente all’emittente del Presidente del Consiglio di trasmettere abusivamente ed a danno di Europa7, reale concessionaria di quella rete. Rete4 va oscurata o spedita sul satellite, le frequenze consegnate ad Europa7. Mediaset ha appena acquisito il 25% di Nessma Tv (un bacino di 7,5 milioni di famiglie), canale satellitare tunisino di proprietà del gruppo Karoui&Karoui World. Figurarsi dunque se, dopo il colpo messo a segno in trasferta, il caimano possa essere intenzionato ad abbandonare la partita in casa. Il provvedimento però, non solo indispettisce Veltroni, ma riesce a far bofonchiare persino Casini. “Sua Emittenza” è costretto ad arrendersi ed i suoi colonnelli ritirano l’emendamento. Il fuoco incrociato dell’opposizione ha funzionato. Il caso si chiude senza troppo rumore. Sembra, addirittura, che non vi siano pericoli per il dialogo maggioranza-opposizione, ormai assurto a “valore supremo” di tutta la legislatura.
Il cavaliere incassa. Fa buon viso a cattivo gioco. Rete4 è solo uno tra i suoi tanti crucci e neanche il più assillante, la partita più importante è quella con la giustizia. Lì non sono ammessi errori. Sul piatto c’è una condanna di primo grado a sei anni, per corruzione in atti giudiziari. Tra l’altro, l’accelerazione imposta proprio al processo Mills, in cui è imputato per via della falsa testimonianza dell’avvocato londinese, gli ha messo il sale sulla coda. La riapertura delle ostilità con i togati è stato, quindi, un passaggio obbligato. Il premier non scherza, non può permettersi che i processi di Milano arrivino a sentenza. Bisogna ridimensionare l’aggressività dei magistrati. La prima mossa, il ddl Berlusconi-Alfano-Ghedini sulle intercettazioni, è solo un antipasto. Una “proposta indecente” con cui il cavaliere ha cercato di ovviare a quella che definisce una “drammatica emergenza del paese, dilaniato dai costi sia economici che morali delle registrazioni telefoniche”; in realtà, punta di mettere la museruola ad una certa stampa, troppo attenta alle beghe giudiziarie del palazzo. Ipotesi prelibata, quest’ultima, che all’interno come all’esterno delle aule parlamentari ha molto ingolosito i numerosi “giannizzeri della privacy”, pronti ad applaudire la stretta sui media.
Ma il piatto forte resta il processo Mills. Argomento che detta l’agenda del premier e del suo governo. L’accoppiata Ghedini-Alfano non sembra intenzionata a deludere il cavaliere, per questo le sta studiando tutte. Inizialmente si era pensato di approfittare del decreto legge sulla sicurezza, già in fase di conversione, per far viaggiare spedita una norma sul “patteggiamento allargato”. Ma figurarsi se Berlusconi poteva accettare un’offerta simile. La seconda ipotesi invece, ha affascinato così tanto il cavaliere, da convincerlo ad inserire tutto e subito nel dl sicurezza, anche a costo di scontrarsi con Maroni. La Lega infatti, mal digerisce quei tentativi di legge prêt-à-porter che il premier cerca di cucirsi addosso. Provvedimenti che manderanno su di giri Berlusconi, ma non l’elettorato padano. Ciò nonostante lo scorso 16 giugno, Filippo Berselli e Carlo Vizzini presentano nell’aula di Palazzo Madama i due emendamenti al dl sicurezza che l’opposizione ha subito ribattezzato“salva premier”. Prevista la sospensione per un anno dei processi penali per fatti commessi fino al 2002 e riguardanti delitti di non rilevante gravità, con pene detentive inferiori ai 10 anni, in svolgimento e compresi tra la fissazione dell’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado. Il dibattito diviene rovente, quando Schifani legge in aula una lettera, in cui il premier esalta un “provvedimento di legge a favore di tutta la collettività” che “garantisce ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti”. “Contro di me – conclude Berlusconi – fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato per fini di lotta politica”. L’opposizione insorge compatta. “E’ una truffa!” A suonare la carica è la vice presidente del senato Emma Bonino. “Questo decreto – tuona la radicale – non è lo stesso di cui hanno discusso le commissioni e che è stato firmato dal Presidente della Repubblica, in esso surrettiziamente sono state introdotte norme che sono totalmente estranee alla materia della sicurezza.” “Le iniziative dissennate di queste ore – attacca Casini – fanno capire perchè l’Udc non fa parte della maggioranza”. Di Pietro parla di “strategia criminale”. Alla fine s’indigna persino Veltroni. “Per un mese il Parlamento è stato bloccato a discutere di questioni che riguardano gli interessi personali del presidente del Consiglio”. Alla fine “si sono presentati due emendamenti per evitargli un processo che lo vede sul banco degli imputati.” Analizza il segretario del PD. “A questo punto è chiaro che non può esserci dialogo, Berlusconi ha scelto lo scontro”.
Alle numerose critiche dell’opposizione si aggiungono quelle dell’Anm che interviene sulle accuse rivolte da Silvio Berlusconi ai magistrati del processo Mills. “Chi governa il paese non può denigrare e delegittimare i giudici e l’istituzione giudiziaria quando è in discussione la sua posizione personale. Questi comportamenti – afferma l’associazione di categoria delle toghe – rischiano infatti di minare alla radice la credibilità delle istituzioni”. Ma il cavaliere non presta troppa attenzione ai moniti dei magistrati ed anzi, intervenuto all'assemblea annuale della Confesercenti, ribadisce la sua innocenza e non perde l’occasione per un attacco a quei “magistrati politicizzati”, che sono “la metastasi della democrazia”.
Nel frattempo, dopo mille polemiche, mentre la maggioranza vacilla sulla blocca-processi, fortemente osteggiata persino dal Quirinale, c’è il via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge sulla “immunità delle più alte cariche istituzionali”, il cd. “lodo Alfano”. Il provvedimento, una sorta di “piano B per la salvezza definitiva del cavaliere”, esonera per tutta la durata del mandato le prime quattro cariche dello Stato (presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidenti del Senato e della Camera) da tutti i “reati extrafunzionali”, non commessi cioè nell’esercizio delle loro funzioni. D’altronde, ammette lo stesso Berlusconi “stiamo diventando un Paese normale. O faccio il presidente del Consiglio o dedico il mio tempo a preparare le udienze. Tutte e due le cose non si possono fare”. Ma nonostante il lodo avanzi, il Quirinale continua a mostrarsi scettico, soprattutto sulla sospensione dei processi. La norma va modificata. Bisogna cercare un punto d’equilibrio attraverso un confronto realistico o la firma del capo dello Stato sotto il dl sicurezza potrebbe essere seguita da un messaggio alle Camere contro gli eccessi dei decreti e gli sconfinamenti nella materia. Ma su questo punto è Berlusconi ad essere categorico. “La norma si cambia solo se mi date la garanzia che i giudici di Milano non arrivano alla sentenza prima che il lodo venga approvato. Altrimenti io vado avanti. Ho i numeri per farlo. La sospensione passa com’è. E me ne avvalgo pure”. Impunità. Questo è l’imperativo categorico del cavaliere, sferzante, come lo schiocco di una frusta all’indirizzo dei destrieri.

SAVERIO MONNO, Altrenotizie

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