sabato 26 luglio 2008

Il boia alla sbarra

Il quotidiano di Belgrado Danas commenta l'arresto di Radovan Karadzic. E si augura, per il bene della Serbia, che presto sia catturato anche il generale Ratko Mladic.

Radovan Karadzic, accusato della morte e delle sofferenze di migliaia di persone, non è ormai più un pericolo per nessuno. Nonostante da anni i governi che si sono succeduti continuassero a giurare che non fosse in Serbia, è stato arrestato lunedì sera a Belgrado. Solo dopo la notizia dell'arresto è diventato chiaro perché quel giorno il governo avesse tenuto una riunione straordinaria e la seduta parlamentare in corso fosse stata sospesa d'urgenza e rinviata di due settimane. I radicali e i democratici di Vojislav Kostunica loro alleati non avevano il minimo il sentore dell'arresto fino a quando non ne è stata data notizia. Si tratta di un particolare positivo, perché dimostra che hanno perso ogni collegamento con le strutture della polizia e dei servizi segreti. E questo spiega la reazione al limite del panico del leader dei radicali, Aleksandar Vucic.
Secondo fonti del nostro giornale, le autorità sarebbero sulle tracce anche di un altro criminale ricercato dal Tribunale dell'Aia, Ratko Mladic. La Serbia ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi paese serio: ha privato della libertà, in conformità alla legge, una persona di eccezionale pericolosità. Chi in tutti questi anni ha coperto l'ex presidente dell'autoproclamata Republika Srpska, quali personaggi influenti della Serbia lo abbiano aiutato a sfuggire alle proprie responsabilità e alle accuse rivoltegli, sono altre domande ai quali il governo dovrà rispondere. Per ora la cosa più importante è che lo stato abbia agito in modo coraggioso e deciso, come deve agire uno stato che rispetta i propri cittadini e applica la legge, indipendentemente dal fatto che si tratti di un ladro, di un narcotrafficante o del responsabile di eccidi.
Molti dubitavano dell'attuale coalizione di governo e del suo orientamento filoeuropeo, ritenendo che le dichiarazioni dei socialisti riguardo alla necessità di collaborare con il Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia dell'Aja fossero frasi vuote. Per fortuna si sono sbagliati. Naturalmente nei prossimi giorni la coalizione sarà esposta a pressioni di ogni tipo, provenienti dall'interno e dall'esterno. Le forze che sono state sconfitte alle elezioni non rimarranno zitte e ciò inquieta, perché è ancora fresca la memoria dei disordini che hanno causato a Belgrado nello scorso febbraio. Il nuovo governo ha la responsabilità di adottare misure per garantire la sicurezza dei cittadini e la stabilità del paese. Con l'arresto di Karadzic lo stato ha dimostrato che Belgrado non è più un rifugio sicuro per i ricercati dal Tribunale dell'Aja. Ora deve venire il turno di Ratko Mladic e di Goran Hadzic. Fino a quando saranno liberi, nessuno in questo paese avrà il diritto di dormire tranquillo.

tratto da Internazionale, Primo Piano

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