giovedì 10 gennaio 2008

Il Belgio ha ancora un futuro?

Sulla scia del separatismo linguistico il Belgio sta attraversando una profonda crisi istituzionale che rischia di trasformarsi in una sorta di secessione. Nelle rivalità tra Fiandre (attiva e ricca) e Vallonia (insabbiata in una crisi economica) la comunità germanofona riceve una valanga di risorse dallo stato federale. Una questione solo di diversità culturale e linguistica o specchio di un paese a 'due velocità'?

La domanda che si pongono molti suoi abitanti (Il Belgio ha un futuro?) rivela il trauma che sta attraversando il paese che ospita parte delle istituzioni comunitarie. Un trauma che non nasce certo oggi, ma si trascina da molto tempo. Certo non è tale da far scomparire un paese che ha avuto altri momenti difficili (basti pensare all'invasione tedesca) ma è un dato di fatto allarmante che le due maggiori comunità linguistiche (quella fiamminga e quella francofona) stiano - come mai nel passato - costruendo un ideale muro di separazione che somiglia sempre più ad una frontiera.
La comunità di lingua fiamminga (vista da sempre come la lingua dei contadini) vive nelle Fiandre, regione una volta povera e cattolica, ora molto ricca e in continua crescita economica grazie, soprattutto all'industria e alla tecnologia. Da sempre i fiamminghi hanno mal digerito la penetrazione culturale e linguistica francese (basti pensare - lo dico per esperienza personale - che nella finale mondiale del 2006 tra Francia e Italia erano tutti dalla nostra parte) e hanno pian piano reagito a questa situazione, arrivando negli ultimi anni a cambiare tutti i cartelli stradali, a vietare le scritte in francese sulle vetrine dei negozi o sui mezzi di trasporto pubblici, fino ad istituire scuole che impartiscono la didattica esclusivamente in fiammingo - la lingua francese è studiata al pari delle altre come lingua straniera). E' interessante notare che in territorio fiammingo, precisamente a 50 km ad est di Bruxelles, esiste una città, Leuven (in cui si parla fiammingo), all'interno della quale è stata costruita una cittadella universitaria, Louvaine la Nouve (la nuova, appunto) in cui si insegna in francese. L'istituto - che ho personalmente visitato - ha la biblioteca di studi mediorientali più grande d'Europa e i libri al suo interno sono divisi tra quelli in fiammingo (contrassegnati da numeri dispari) e quelli in francese (numeri pari). Anche la consultazione avviene in stanze separate.
La comunità francofona vive, invece, in Vallonia, la regione al sud, laica e socialista, precedentemente vero motore culturale ed economico, ma che negli ultimi anni ha visto il suo declino farsi sempre più reale. Nonostante sia in territorio fiammingo, Bruxelles (e più in generale la regione intorno ad essa) gode di uno statuto speciale: ovunque vi sia necessità di scrivere qualcosa, è obbligatoria la doppia dicitura - spesso anche in inglese. Ma basta uscire appena fuori dal Ring, l'anello autostradale che cinge Bruxelles, e nessuno sarà disposto a rispondervi - o lo farà ostinatamente in fiammingo - se gli parlate in francese, a meno che non si accorgano di avere a che fare con un turista. Il motivo della rivalità sta nel fatto che fino a qualche anno fa il francese era considerata la lingua ufficiale, tanto che la prima università fiamminga è del 1930 e la Costituzione (datata 1831) è stata tradotta solo nel 1967. Sebbene la frontiera linguistica definitiva sia solo del 1962-63 e il Belgio sia stato uno stato federato solo nel periodo 1970-93, dal 2001 si è tornati a conferire ampia autonomia alle comunità linguistiche, in ossequio al principio del 'federatismo evolutivo', tanto osteggiato dai francofoni.
Ma c'è un'altra comunità linguistica, quella germanofona che vive in quei territori di frontiera con la Germania - territori restituiti al Belgio con il Trattato di Versailles del 1919 - che ha tutto il vantaggio a proseguire per la sua strada senza invischiarsi nella questione (amministrativamente quest'area fa parte della Vallonia). Grazie all'ampia autonomia concessale per via della lingua, riceve enormi finanziamenti che vanno ad accelerarne la crescita e la ricchezza, tanto che non pensa minimamente a reclamare il ritorno alla Germania, della quale costituirebbe solo una remota area periferica e sarebbe, dunque, destinata a tutt'altro livello di vita.
Nonostante ciò, il diverso livello di ricchezza che si va profilando, il senso di rivalsa mai sopito e, probabilmente, il consolidamento di una situazione forse evitabile sta portando ad una soluzione che appare irreversibile. Vari sforzi si stanno compiendo, ma potrebbe essere forse troppo tardi per impedire alle Fiandre di ottenere quello che vogliono.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao luca ho visto che sei passato! sono impegnatissima con la tesi, (v. post sul mio blog MI LAUREO!) per questa ragione non mi trovi in msn e nel tuo blog. tu come stai? dopo marzo spero di essere un po' più libera.a presto. ciao

Anonimo ha detto...

a proposito sono anna