venerdì 25 aprile 2008

La fabbrica del consenso

"L'unico modo per assicurare la sopravvivenza della democrazia è avere la garanzia che il governo non controlli la possibilità dei cittadini di condividere informazioni e di comunicare"

Nel nostro paese siamo portati a credere di vivere in una democrazia e che tutto ci sia quindi garantito. Non è così. La Freedom House (organizzazione no-profit e imparziale che si occupa di monitorare e incrementare la libertà di informazione nel mondo) classifica l'Italia al 64° posto nella per niente onorevole classifica della libertà d'informazione nel mondo. Joseph Goebbles, ministro della propaganda nella Germania nazista, insegnava che ripetere una bugia cento, mille, un milione di volte la rende una verità. Questo è esattamente quello che succede in Italia da diversi anni. L'albo dei giornalisti esiste solo in Italia, e fu introdotto nel 1925 da Mussolini come strumento e forma di controllo insieme alla limitazione della libertà di espressione. Oggigiorno, l'intero settore delle agenzie di stampa, Ansa in primis, e altre 386 testate sono finanziate con denaro pubblico per oltre il 50%, per il 33% dalla pubblicità (contro il 55% della media europea) e solo il restante è coperto dall'acquisto da parte del lettore/cliente. I finanziamenti sono, inoltre, assegnati in base alla tiratura (le copie stampate) e non in base alla diffusione (copie effettivamente vendute) [il che permette episodi come quelli imputabili al quotidiano Libero che distribuisce le copie in eccedenza gratis nelle metropolitane]. Un editore, insomma, non ha nessun interesse a farsi seriamente apprezzare dal momento che prende ugualmente i finanziamenti a vita. L'editoria è controllata al 100% da pochi privati (banchieri, finanzieri, imprenditori, costruttori, società varie) tutti più o meno direttamente collegati alla politica e alla finanza, che di fatto decidere cosa si può far sapere e cosa no: Berlusconi (Mondadori, Fininvest, Medusa, Publitalia: il 35,7% del mercato pubblicitario italiano), De Benedetti (Repubblica, Espresso), Mieli (Rizzoli-Corriere della Sera), Caltagirone ( il Messaggero, il Mattino), il gruppo Fiat (la Stampa). Il consiglio di amministrazione Rai e l'Agicom (autorità per le garanzie nelle comunicazioni) sono entrambi nominati dai partiti. Mediaset è controllata da Berlusconi e La7 dalla Telecom, ossia da Tronchetti Provera. I giornalisti sono precari, ricattabili, sotto scacco: o si piegano al volere dei direttori (spesso a loro volta asserviti) o non lavorano. E, infatti, in Italia non si vede mai un'inchiesta giornalistica fatta bene.
I finanziamenti all'editoria nacquero con il preciso e lodevole scopo di diffusione della cultura e dell'informazione, ma in 50 anna le vendite e i lettori sono praticamente rimasti invariati (appena il 10% degli italiani) nonostante finanziamenti che ammontano a 700 milioni di euro, ai quali vanno aggiunte varie tipologie di rimborsi come quelli postali (297 milioni di euro, ne usufruiscono 7124 testate), elettricità, telefonate, IVA (pagano solo il 4% invece del 20% per tutti i prodotti allegati come dvd, cd rom, giochi, etc.). In Finlandia e in Svezia non esistono finanziamenti pubblici, eppure più del 55% della popolazione compra e legge quotidiani e periodici. In Germania il 70% degli under 14 legge quotidiani! In Italia, invece, il costo della costante disinformazione va, appunto, oltre il miliardo di euro di finanziamenti, concessi senza trasparenza, concorrenza e generando mostri del calibro di Tanzi, Cragnotti e Fiorani, con rimesse da parte dei poveri cittadini. La Parmalat insegna: tutti sapevano, ma nessuno lo scriveva o osava parlarne.Senza informazione libera, insomma, non c'è mercato e neppure protezione dei cittadini.
Nessun altro stato europeo finanzia l'editoria con soldi pubblici, a parte la Francia che distribuisce circa 250 milioni di euro all'anno, ma solo ai giornali di partito. La legge Gasparri impedisce a Europa 7 di trasmettere, salvando rete 4 che sarebbe invece dovuta finire sul satellite. Il controllo dell'informazione, dunque, è l'ultima spiaggia che i nostri politici hanno, e lo sanno fin troppo bene. Si comportano come veri e propri banditi: controllano il paese nel più totale disprezzo dei cittadini. L'Italia è cosa loro. Chi viene eletto è cosa loro, viste le liste bloccate create con la legge porcata di Calderoli e del centro-destra berlusconiano. Ben 70 parlamentari condannati, prescritti, imputati, indagati o rinviati a giudizio sono stati eletti grazie ai collegi blindati. Del resto, meglio un seggio sicuro che una probabile brandina in carcere. E poi, se finissero in galera, quanti se ne porterebbero dietro? Esiste, infatti, una fitta rete di ricatti, favori, omertà e clientele: mentono i politici, i loro direttori di testata e tutti i loro servi alleati. Un posto alla Camera o al Senato valgono più della dignità, se mai ne hanno avuta una. La collusione viziosa tra informazione e politica va, dunque, estirpata, eliminata, abbattuta, o la democrazia morirà del tutto.

APPROFONDIMENTI:
---> Freedom House:
---> Filmati:
- Lichtenstein (bellissimo filmato).


La Casta dei giornali

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