martedì 1 aprile 2008

La Turchia sull'orlo di una crisi istituzionale

Il Vaticano turco - In Turchia, oltre al patriarcato greco ortodosso di Costantinopoli (antica denominazione di Istanbul), ha sede anche il patriarcato turco ortodosso indipendente. È nato negli anni venti in contrapposizione al patriarcato ecumenico, che molti guardavano con sospetto, considerandolo la base per la nascita di un "Vaticano" greco-cristiano nel cuore di Istanbul. Frutto della rivalità greco-turca, il patriarcato turco ortodosso è stato fondato da un pope di origini greche, che ha turchizzato il suo nome in Pavli Eftim Erenerol al momento della nascita della Repubblica turca. Di recente questa istituzione religiosa, spesso manipolata dallo stato per fini politici, è stata coinvolta in un tentativo di colpo di stato per mano degli ultranazionalisti. La polizia ha infatti sventato un complotto per destituire nel 2009 il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp). L'operazione ha svelato anche una serie di legami occulti tra istituzioni ufficiali, mafia, estrema destra e forze armate, rapporti già in piedi da anni. Tra gli arrestati ci sono anche l'avvocato che aveva attaccato la scrittrice Elif Shafak e la portavoce del patriarcato turco ortodosso, che aveva concesso i locali per gli incontri di questa cupola nazionalista. [Fonte: Aksyon, 5 febbraio 2008]

Velo e laicità - La liberalizzazione del velo nelle università, votata dal parlamento turco, ha suscitato molte reazioni nel mondo accademico. Innanzitutto perché le università sono le prime interessate, ma anche perché il regime instaurato dal colpo di stato del 1980 conferiva un ruolo politico al Consiglio dell'insegnamento superiore. Finora la sua funzione era stata soprattutto quella di tenere lontani dall'università prima gli elementi di sinistra e poi quelli islamici. Negli ultimi anni, il Consiglio dei rettori era così diventato il rappresentante della laicità kemalista. Non sorprende allora che il Consiglio si sia immediatamente pronunciato contro il voto del parlamento, ritenendolo la premessa di una controrivoluzione. Ma il mondo accademico non è monolitico: alcuni docenti hanno infatti reagito in senso contrario, firmando una petizione che chiede un clima di libertà nell'università ed esprimendo il loro sostegno all'uso del velo. Lanciata da due professori (uno dei quali è un editorialista del quotidiano Zaman, dello stesso gruppo editoriale di Aksiyon), questa petizione ha raccolto più di tre milioni di firme, dimostrando che l'università, come tutta la società turca, è attraversata da un profondo dibattito che riguarda l'identità laica della Turchia. [Fonte: Aksyon, 12 febbraio 2008]

Islamici fuori legge? - Il settimanale Aksiyon, vicino al Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp, al governo), si è occupato approfonditamente della richiesta del presidente della Corte di Cassazione turca, Abdurrahman Yalcinkaya, di mettere fuori legge l'Akp. È la prima volta che un partito – al potere da cinque anni e riconfermato nel luglio scorso con il 47 per cento dei voti – rischia di essere vietato per l'accusa di aver minato la laicità dello stato rivolta al governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Sembra che i giudici vogliano a tutti i costi far cadere l'Akp, di cui è difficile contestare la legittimità elettorale. Anche i magistrati, infatti, sono considerati parte di quell'establishment che non vuole l'Akp al potere. "I segni del malcontento si moltiplicano da tempo", spiega il settimanale. I rettori, per esempio, hanno invitato alla disobbedienza civile contro il velo islamico nelle università. E la polizia ha da poco sventato un colpo di stato. Si trattava di un piano per deporre l'Akp anche con azioni violente. Nel tentativo di golpe sono risultati coinvolti un generale in pensione, un giornalista e l'ex rettore dell'università di Istanbul. Insomma, tutte personalità che hanno legami molto stretti con l'establishment turco. [Fonte: Aksyon, 25 marzo 2008]

Partito di governo sotto processo - Il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), attualmente al governo, sarà processato per "attività antilaiche". Lo ha deciso lunedì la corte costituzionale di Ankara, che ha formalmente accettato la richiesta avanzata il 14 marzo scorso dal procuratore della cassazione, Abdurrahman Yalcinkaya, secondo cui l'Akp e i suoi dirigenti si sono resi responsabili di provvedimenti che minano il principio di secolarità, sancito dalla costituzione turca. Il rischio dunque, è che si apra un periodo di grave crisi istituzionale, che potrebbe coinvolgere anche l'esercito, da sempre guardiano del principio di laicità dello stato, e le forze di polizia, che negli ultimi anni sono state egemonizzate dal partito del premier Recep Tayyip Erdogan. [Fonte: Turkish Daily News, 1 aprile 2008]

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