mercoledì 9 aprile 2008

Veltrusconi?

In Italia siamo abituati a vedere e sopportare di tutto. Ma una campagna elettorale così anomala non si era mai vista e, sinceramente, ne abbiamo avuto abbastanza. Alcuni [editoriale di Sartori sul Corriere della sera] l’hanno interpretata come una campagna “flaccida”, che qualcuno (Veltroni) avrebbe giocato su toni troppo soft, tanto da apparire eccessivamente arrendevole. Avrebbe, insomma, “combattuto un’elezione quasi senza combatterla: nomina il meno possibile il suo principale avversario, non risponde o risponde debolmente (senza contrattaccare) ai suoi attacchi. Diciamo che questa è una strategia irenica (in greco irene è pace). È una strategia vincente? Per chi si trova a dover risalire una china di circa 7 punti percentuali di svantaggio direi proprio di no”.
Non so se Sartori abbia ragione. Probabilmente (come sempre) si. In ogni caso questa si è contraddistinta come la campagna elettorale più insulsa di quelle che io ho avuto modo di vedere. I candidati dei cosiddetti grandi partiti, o meglio coalizioni (PD e PDL), hanno sciolinato una serie di promesse palesemente non realizzabili, alla luce dell’attuale situazione interna e, soprattutto, dell’onda anomala “subprime” in arrivo dall’Atlantico occidentale. I candidati dei partiti minori hanno provato a trarre forza dal senso di opposizione ad un sistema che ha con evidenza teso a modellare il consenso su due soggetti politici. Ne è nata una bagarre su ‘voto utile’, ‘voto disgiunto’ e (non ultimo) sulla polemica in seguito alla conformazione della scheda elettorale, che ci ha reso ridicoli all’interno e totalmente inaffidabili all’osservatore situato all’estero. Il tutto rigidamente scandito da ferree regole di par condicio, ma – guardacaso – privo di un confronto diretto tra i candidati a Palazzo Chigi. Una campagna elettorale orfana di alcuni temi essenziali, come la laicità dello stato e, in special modo, la politica estera.
Ma (meno male che Silvio c’è) una campagna elettorale generosissima in quanto a sparate ridicole fuoriuscite dalla bocca di una persona che incarna la mediatizzazione di sé stesso, alcune anche gravissime. Oltre alla discutibile operazione di insider trading nel caso delicatissimo dell’Alitalia (stranissimo, un caso di un liberista con probabile incarico di governo che fa opera di ingerenza sul mercato paventando l’esistenza di una fantomatica cordata italiana), il Cavaliere si è reso protagonista di un attacco decisamente inappropriato verso la prima carica dello stato. Quella con funzione di garante della Costituzione, parola che Berlusconi con ogni probabilità detesta. Capisco che Berlusconi veda rosso ovunque, che possa spingersi fino ad avallare un complotto verso di lui da parte di giudici ‘comunisti’, spalleggiati da un’informazione e dai media ‘comunisti’. Arrivare ad affermare che in caso di sua vittoria non assegnerebbe la presidenza di una Camera (presumibilmente il Senato) all’opposizione perché il Quirinale sarebbe in mano alla sinistra è, addirittura, da alieno. Nel senso di persona estranea alle istituzioni. Espressione di un “altro” che non ha il senso dello stato e di ciò che rappresenta. C’è da comprenderlo. O, meglio, non possiamo, perché che ne sappiamo noi del suo “profumo di santità”?
Chiunque vinca avrà, per effetto del ‘porcellum’, una maggioranza fissa alla Camera (55%) e una di minore entità al Senato, tenendo soprattutto conto delle aspre diversità presenti nelle uniche due coalizioni che possono aspirare a tale ruolo. Ma non è detto. Come ha scritto Sartori in un editoriale, "Mai come questa volta molta gente è incline a non votare. Anche perché mai come questa volta la gente non sa per chi votare. Mi astengo? Mi turo il naso? Pensa e ripensa mi è venuta una pensata. Lasciamo da parte il nocciolo duro dei partiti, i fedeli che votano e voteranno sempre per il loro. Il fatto è che gli 'infedeli' sono aumentati, e che in questa elezione il numero dei cosiddetti indecisi arriva ad essere stimato addirittura un terzo dell'elettorato. Si sa anche che un buon numero di questi indecisi ha deciso di non votare: sono infuriati e ce l'hanno con tutti. Questi signori hanno ragione di essere infuriati. Ma astenersi a cosa serve? Punisce davvero la Casta? Rimedia davvero qualcosa?".
Comunque finirà, quindi, ci sarà bisogno di trovare intese con le altre forze presenti, in particolare per quelle grandi riforme e quelle difficili svolte che tutti noi attendiamo da anni. Pazienza se queste intese verranno stipulate per effetto di scelte politiche contingenti piuttosto che per garantire al paese le sue reali esigenze. Del resto, si diceva, siamo abituati a vedere di tutto. Anche il Veltrusconi…

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